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Cantagalli e il progetto Tricolore

Guida Reggio Emilia, capolista in B1 con 16 vittore in 16 partite: “Piano triennale. Chiuso l’armadio dei ricordi>

di: Massimo Boccucci – Corriere dello Sport 20/03/2014 (scarica il .pdf dell’articolo completo)

L’uomo che vinse tantissimo ci riprova, perchè Luca Cantagalli quando si tratta di mettersi in gioco c’è sempre. Adesso ci prova a casa sua, alla guida della Conad Tricolore Reggio Emilia regina incontrastata del proprio girone di B1. Ha vinto 16 partite su 16, vola verso la promozione in A2 con 9 punti di vantaggio sul Cagliari a 6 turni dalla fine ed è in corsa pure per la Coppa Italia (l’attenda la Final Four ad aprile). L’ultimo vittoria della serie contro Monterotondo, preparando la trasferta di Santa Croce sull’Arno, conferma come si può essere profeti in patria.

Il Campione di Cavriago si gode l’avventura: “Ci stiamo togliando tante soddisfazioni – confessa- con un progetto trinnale ambizioso”.

Le basi sono state gettate dopo una scelta dolorosa: “L’anno scorso abbiao fatto un buon campionato di A2, arrivando ai play-off. C’è stata la rinuncia e la ripartenza dalla B1. Non è semplice trovare società che progettano il futuro, io sono a casa e qui è possibile. C’è tanta buona reggianità, come quattro ragazzi nell’organico per dare una possibilità e per il budget”.

Ma Cantagalli si sente un Bazooka anche da allenatore? “La mentalità da giocatore a tecnico è molto differente. Nello spirito sì, ma in realtà non lo devo essere”.

Cosa le resta oltre un armadio pieno di medaglie, coppe e scudetti? “Dei grandi ricordi. Ho vissuta una vita da giocatore con soddisfazioni, emozioni, fortuna, sacrificio. Le cose sono cambiate, ho chiuso l’armadio anche se ogni tanto lo guardo. Ho iniziato un altro percorso. All’inizio avevo dubbi, non l’ho preso come un lavoro ma come esperienza”.

Quanto se la sente ancora addosso la generazione di fenomeni? “Per i risultati e i sacrifici lo siamo stati, ma da gente normale. Eravamo ragazzi tranquilli. Di fenomeno c’era poco, ma quel che abbiamo fatto è stato fenomenale.”

Com’è cambiata la pallavolo? “La mentalità, il gioco le regole: oggi è un’altra storia. Noi siamo cresciuti con altri insegnamenti. Per noi era soprattutto una questione di fondamentali. Adesso si pratica un gioco molto fisico e meno tecnico. I set durano poco e bisogna dare il massimo in poco tempo. Il nostro gioco era più lento, ora è tutto più studiato e computerizzato”.

Avremo unìaltra generazione di fenomeni come la vostra? “Credo che la base sia fare dei progetti nuovi con delle idee, attraverso il lavoro suigiovani e tanta pazienza. Poi serve anche la fortuna.Le generazioni durano appunto una generazione, è difficili ripetersi. Vale in ogni parte del mondo”.

Può uncampione come Cantagalli avere dei rimpianti? “Non potevo chiedere di meglio a questo sport. Magari potevo vincere anche qualcosa in più…”.

Il vostro gruppo può fare qualcosa per il movimento nazionale? “Qualcuno ci ha provato e la volontà c’è smpre. Ma è anche un mondo radicato al passato: non c’è rinnovo nella dirigenza. Ci sarebbero tante cose da cambiare”.

La sua prossima sfida è portare Reggio Emilia in A1? “Si, io guardo al giorno dopo e non tanto più avanti. Poi altre sfide verranno, e spero sempre vincenti”